L’artista avvicina la sua tecnica pittorica al processo stesso di produzione e creazione dell’immagine digitale che circola in tutti i mezzi di comunicazione, dalla televisione alla rete. Proprio come avviene nel processo digitale, i soggetti scelti vengono scomposti in innumerevoli pixel che, nel primo periodo, venivano di fatto creati dall’artista all’interno di una mascherina di quadratini di un centimetro quadrato, che contenevano verticalmente segmenti dei colori rosso, verde e blu, e, negli ultimi anni, con un processo ancora più meticoloso, crea pixel ancora più definiti e minuscoli, come quelli che strutturano le immagini della rete.
Il fascino del suo viaggio attraverso la pittura sta nella scoperta di altre dimensioni possibili, altri spazi di non conoscenza, di simbologie misteriche verso la consapevolezza dell’immortalità. Simbologia che ritroviamo anche nella struttura dei suoi pixel, che si combinano come il “fiore della vita”, segno grafico di una geometria sacra all’origine del tutto, capace di rivelare non soltanto l’ordine della vita umana, ma anche l’invisibile divino.